Domusaerea

COMPOSE #09

31 luglio 2012

 

 ...è importante conoscere tutto ciò che ci precede, tutto ciò che è già stato fatto ma soprattutto come è stato fatto; è importante sapere quale percorso ha portato alla realizzazione di ciò che ci circonda, di ciò che l'abitudine impedisce di vedere, soprattutto se si tratta di oggetti ovvi o percorsi ovvi, le strategie più importanti, più vincenti, sono tremendamente ovvie, probabilmente lo sono perché hanno vinto e la vittoria replicata è quanto di più ovvio esista da sempre.
Esistono varie forme di ovvietà al mondo, si tratta di archivio universale di variabili standard, di movimenti quasi spontanei nella loro elementarità, eppure è difficile conoscerli tutti, probabilmente prevale in noi un senso di avversione all'ovvietà che ci impedisce autonomamente di accedere a questo bagaglio culturale completamente, eppure è importantissimo conoscerlo quasi completamente se si vuole ottenere un'ottima sintesi compositiva, la composizione più forte si ottiene componendo più movimenti ovvi possibili, il come assemblarli tra loro è un altro problema di un certo peso non trascurabile, tuttavia se prendiamo in esame una delle forme più ovvie (se non la forma più ovvia), e tale è il cubo, ci appare violentemente semplice una grande verità: spesso le forme più ovvie (un cubo) composte in una forma altrettanto ovvia (un ulteriore cubo) determinano una composizione gigantemente complessa e immutabile nel tempo.

 

E' palese come dietro l'uso esemplificativo del cubo ci sia un tranello, appurati certi concetti viene spontaneo cercare di chiarire a se stessi se il cubo sia davvero una forma ovvia o al contrario infinitamente complessa, ebbene il cubo è entrambe le cose, ogni elemento ovvio è anche oscuramente, tremendamente, spaventosamente complesso; un perno compie una rotazione variabile tra 0 e 360 gradi, fa aprire e chiudere porte, finestre e sportelli, fa funzionare gru, argani, motori a reazione, fa volare gli uccelli e fa ruotare pianeti e universi...è ovvio eppure dà sgomento sapere quanto sia complesso.
ipercubo
Ipercubo euclideo - china su taccuino - 140x90 mm - 2012
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COMPOSE #08

20 maggio 2012

 

...arriva il momento in cui la composizione prende vita propria; i negativi urbani, gli assi di riferimento e le immagini archetipiche la nutrono al punto da renderla gigantesca, torreggiante, sovrastante, impazzita, sussultante, ribelle. Essa divora insaziabilmente i nuovi spunti, li inglobato nel sistema oppure li cancella esprimendo così un potere di scelta che non le compete. Quando la composizione è assolutamente ingovernabile lì c'è la misura che rivela il grande compositore...

Sospensione
Sospensione - china su shoeller - 355x250 mm - 2012
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COMPOSE #07

15 aprile 2012

...l'impazienza e la fretta (analogamente ad ogni azione quotidiana) sono le più grandi nemiche del comporre.

Così come il comporre è un processo inesorabilmente costante e autodeterminato, così stabilirne la fine è affidato al nostro insindacabile giudizio, al contrario è assolutamente deleterio saltarne una o più fasi tra l'inizio e la fine dello stesso processo. Saltare un passaggio vuol dire rallentare, vuol dire perdere uno spunto, vuol dire perseverare nell'errore, ma soprattutto significa non accumulare esperienza...
declinazione del timpano, china, kina
Declinazione del timpano - china su foglio da schizzi - 210x297 mm - 2009
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SENTENCE

14 aprile 2012

...Certamente l'architettura è nella struttura d'una scala, certamente è nel dettaglio tecnologico d'una scala, certamente è nel disegno d'una scala, certamente è nello spazio che circonda una scala, certamente è nel materiale prescelto per realizzare una scala, ma certamente l'architettura non è nel disegno bidimensionale d'una scala...

architectonic game
Gioco architettonico - china su taccuino - 140x90 mm - 2012
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COMPOSE #06

24 marzo 2012

 

...nell'attesa mi sono trovato ad oltrepassare porta del popolo e a contemplarne l'immensa piazza valadieriana, soffermandomi davanti all'obelisco e circumnavigandolo un paio di volte. Mentre camminavo mi rendevo conto quanto l'architettura complessiva di quel luogo non fosse altro che un enorme raccolta di lunghi episodi prospettici in successione: i tre fornici con la piazzetta, l'obelisco e lo sguardo che s'allarga alle grandi esedre, il tridente scandito dalle chiese gemelle. Sembra che ci sia una trama dietro questo 3-1-3, ma al di là di ciò che può suggerire una fervida immaginazione romanzesca ciò che conta è che l'architettura è un respiro, gonfiare e sgonfiare, ridere e piangere, vivere e morire. L'architettura è l'inizio e la fine di un racconto, è vera arte quando viene protesa al futuro, nell'attesa che qualcuno riprenda il filo della storia...

Morfema, composizione astratta
Morfema - china su shoeller - 700x500 mm - 2009
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COMPOSE #05

10 marzo 2012

 

...indipendentemente dall'approccio iniziale si giunge sempre al conflitto di attribuzione tra contesto (idealizzato) e schema (o segno). La composizione comporta sempre dei rischi il cui risultato può essere frustrante o estremamente appagante; il momento successivo alla disposizione dei componenti generici dovrebbe prevedere la possibilità di suddividere questi ultimi tra contesto e schema, in questo modo sarà possibile lavorare anche in due campi, questa scissione faciliterà il conseguimento di un risultato sintetico: se un livello della composizione è risolto in sé stesso esso apparirà risolto in sè stesso anche se immerso in altri livelli, più livelli risolti fanno una composizione risolta e quindi chiusa...

Fantasmi - china su taccuino - 140x90 mm - 2012
Fantasmi - china su taccuino - 140x90 mm - 2012
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COMPOSE #04

10 febbraio 2012

 

...prendete il caso di un grattacielo.
Esiste un livello di astrazione nel quale oggetti complessi diventano semplici solidi geometrici, è in questo piano che rivelano la loro vera identità. Un grattacielo non è che un parallelepipedo estremamente alto (o lungo), un'emergenza che trova la sua frequenza espressiva attraverso il dialogo con il suo intorno; questo dialogo risulta più evidente tra un'emergenza e uno spazio aperto o tra un'emergenza e un tessuto denso relativamente basso, risulta parziale tra diverse emergenze sparse in un vasto spazio aperto o in vasto tessuto relativamente basso, risulta minimizzato se le emergenze smettono di "emergere" formando un tessuto denso di parallelepipedi alti. In nessun caso perderà la sua identità, L'altezza ne mantiene l'aspetto identitario ma la necessità di rapportarsi con la terra e col cielo lo spingono a fare un salto nel mondo della composizione trasformandolo in un organismo a sé stante, diventa un ponte tra cielo e terra e tra astrazione e tipologia.
È dunque vero che il grattacielo (o l'edificio emergente generico) non è adatto a contesti definiti superficialmente "tradizionali"? Sul piano dell'astrazione certamente no...
 Discontinuità - china su taccuino - 140x90 mm - 2012
Discontinuità - china su taccuino - 140x90 mm - 2012
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COMPOSE #03

29 gennaio 2012
...E se è indiscutibilmente vero che l'uomo non è un creatore bensì un traformatore, un plasmatore, un artigiano prima che un artista, allo stesso modo è vero che nella composizione (come daltronde significa la parola stessa) non è possibile nè distruggere nè creare nulla. La composizione è un procedimento che comporta modifiche sostanziali, arretramenti minimi, emersioni della materia dalla memoria passata, sovrapposizioni future nate da presupposti di memorie passate, ma la proporzione, l'euritmia, il peso, la luce, l'ordine, la distanza, il tempo e lo spazio conducono ogni azione possibile; eppure la distruzione (intesa ad esempio come l'annientamento di uno dei piani della memoria, come il tentativo maoista di distruggere la muraglia cinese) e la creazione (come il tentativo di progettare una nuova colonia usando un linguaggio senza radici) sono azioni impossibili. Le tracce rimangono sempre, compongono il nostro campo d'azione, se vengono ignorate rimarranno integre e quindi confrontabili, se vengono cancellate riemergeranno più distanti nello spazio o nel tempo, se vengono esaltate potrebbero avere il sopravvento sulla composizione; dunque non rimane che includerle nella composizione come un elemento qualunque di quest'ultima...

inizi sempre in un modo e finisci in un altro - china su taccuino - 140x90 mm - 2012
inizi sempre in un modo e finisci in un altro - china su taccuino - 140x90 mm - 2012
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DRAWING #01

24 luglio 2012
Il disegno è una pratica orrendamente incoerente.

Non rappresenta mai la realtà, e non si tratta di una considerazione banalizzabile con la conclusione che il disegno sia solo una rappresentazione di come l'autore vede la realtà più che una rappresentazione fedele di quest'ultima. Il disegno è una pratica composta tanto da rituali e ritualità, quanto da tecniche e tecnicismi, è un linguaggio complesso e complessato, compassato e di compasso, segue un ritmo autoriale proteso al rispetto di un ordine ben preciso, ma questo non gli impedisce di cedere all'incoerenza, perché spesso per raggiungere la prefigurazione è necessario creare un'illusione, è necessario suggerire all'occhio una profondità che la tecnica da sola non è capace di rendere o di esaurire compiutamente. L'intuizione vale più di un milione di calcoli, una serratura vale più di una porta aperta; il succo è che un disegno per suscitare tensione nell'osservatore non deve denudarsi, ma deve vestirsi di tante piccole incoerenze regolabili al piacere dell'autore e dell'osservatore stesso, perché dopo tutto il nostro intimo desiderio infantile è sempre quello di giocare ovunque con qualunque cosa ci capiti a tiro.

 Oggetto danzante - china su taccuino - 140x90 mm - 2012
Oggetto danzante - china su taccuino - 140x90 mm - 2012
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COMPOSE #02

23 gennaio 2012

...Inoltre la composizione non è un puzzle, i pezzi che la formano non sono tutti già predisposti e non sempre entrano con naturalezza prefigurata, è il compositore a creare (forgiare) i pezzi disegnandoli in modo che si incastrino perfettamente o dando un'immagine forte della perfezione.
Esistono la forma e la misura, la prima è la materia l'altra è il bulino, è importante usarle con cura affinchè diventino composizione o parte di esse: eccessiva forma porta eccessiva astrazione, eccessiva massa, poco controllo; eccessiva misura porta eccessivo controllo, eccessiva semplificazione, poca architettura.
Nella composizione esistono figure retoriche, esistono regole, non esistono limiti trascurabili, laddove esistessero sarebbe necessario rafforzarli negativamente o positivamente.
Tutto ciò che esiste è trasformabile e può ricondursi ad una sintesi compositiva deducibile dall'osservazione, dalla storia, dall'esperienza, dalla critica, dagli eventi o dal nostro operato come architetti...

  Perdita di ogni dimensione - china su shoeller - 355x250 mm - 2011
Perdita di ogni dimensione - china su shoeller - 355x250 mm - 2011
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TALES

20 marzo 2012

 ...la definizione che preferisco a proposito di architettura è quella che la inquadra come una narrazione di eventi; un racconto in cui le persone, le loro impressioni e i loro caratteri sono lo sfondo, mentre le loro azioni e i loro percorsi sono i protagonisti di una storia che si autocostrisce quasi senza bisogno d'un creatore. Viene da chiedersi se anche per Dio o chi per lui non sia andata allo stesso modo, costruire un pianeta, seminarci la vita ed attendere che cresca e trovi la sua strada...
 Due stagioni - china su taccuino - 140x90 mm - 2013
Due stagioni - china su taccuino - 140x90 mm - 2013
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COMPOSE #01

 

 

18 gennaio 2012
...e quando affronti o proponi la composizione in un sistema già risolto è necessario che tu ti inserisca nei suoi punti deboli (tutti i sistemi ne hanno), puoi usare un pennello, un piede di porco o la dinamite, l'obiettivo è mettere in crisi il sistema prima che lui metta in crisi te. È come una maledetta battaglia, e tu stai arretrando troppo.
  Senza titolo - china su shoeller - 355x250 mm - 2014
Senza titolo - china su shoeller - 355x250 mm - 2014
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BEAUTY/INTUITION

Dipinto di Joseph Michael Gandy - The Bank of England in ruins - 1830
Dipinto di Joseph Michael Gandy - The Bank of England in ruins - 1830
19 Agosto 2012
...partendo da Vitruvio, passando per Le Corbusier, Khan, Venezia, Purini e tanti altri, si evince che la venustas è una componente molto particolare della triade vitruviana; essa emerge quando firmitas ed utilitas si esauriscono, ossia quando dell'edificio non rimangono che rovine, esaurita la sua funzione strutturale e la sua utilità ciò che rimane è puramente la bellezza (venustas).
Forse questa bellezza è la comprensione dell'entità e del valore della firmitas e dell'utilitas l'istante successivo alla loro sopravvenuta assenza, se così fosse allora sarebbe impossibile apprezzare la bellezza di un edificio per i non addetti ai lavori; la bellezza sarebbe insita nella comprensione del passato, per apprezzarla sarebbe necessario attendere la morte dell'edificio.
La bellezza di un cadavere potrebbe essere colta solo da un individuo particolarmente sensibile, o da un medico legale, ma la bellezza, nelle sue diverse fasi e nei suoi diversi valori, possono o potrebbero apprezzarla tutti.
No, la bellezza è l'intuizione, è la scintilla che rischiara il buio di un momento anonimo, è la comprensione della sintesi, è capire il perché ad un certo discorso, ad un certo lavoro, ad una certa opera, ad una certa musica, ad un certo film non ci sia nulla d'aggiungere o nulla da togliere, comprendendone dunque la bellezza in maniera compiuta, complessiva, universale e totale; è il completamento del contatto empatico con l'autore, o l'illusione dello stesso, ma anche l'illusione vale poiché provoca lo stesso sentimento, e poi la bellezza è illusoria ed effimera, è ragionevole comprendere come sia difficile coglierla nella sua esatta forma evitando i filtri nella soggettività.
Ciò che sentiamo è un esplosione brevissima e intensa che in un solo istante condensa la comprensione dell'universo, il che generalmente culmina e conclude con un sorriso di piena soddisfazione.
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ACTOR'S CUT

6 gennaio 2012

 

...Che poi entri nella Feltrinelli e ti trasformi in un intellettuale vagamente di sinistra grande intenditore.

...Vai da Elite e divieni gran gourmet, espertissimo di salse speziate e contorni sfiziosi.
...Entri al cinema e sei il nuovo Morandini, scopri sfumature e inquadrature che nessuno avrebbe notato.
Ne consegue che ognuno crea il proprio personaggio a seconda delle circostanze e delle "sfide" che si trova ad affrontare quotidianamente, bella scoperta.
Peter Sellers, uno dei più grandi attori di tutti i tempi, sosteneva di non esistere come Peter Sellers, egli esisteva come ispettore Clouseau, come dottor Stranamore, come dottor Manchu, ma mai semplicemente come Peter Sellers.
Quindi stamattina mi sveglio con la domanda: chi sono veramente io? chi sono veramente gli altri? Poichè bene o male la mia fase adolescienziale scoordinata di perdita o scoperta della mia personalità l'ho superata, posso a buon diritto affermare che io sono in effetti tutto quello che faccio, tutto ciò che scrivo, tutto ciò che disegno, tutto ciò che progetto, tutto ciò che compro, tutto ciò che dico e che smentisco, indipendentemente dal fatto che ci sia o meno uno scopo che lega tutti questi eventi.
E' per questo che alla morte di grandissime personalità ci sono folle oceaniche pronte a strappare pezzetti di stoffa (o pezzi di carne) della veste del proprio eroe, è per questo che si vogliono toccare con mano i miracoli dei santi, o le opere dei grandi statisti. Quando si possiedono milioni di ammiratori la fede non basta, tutti vogliono una traccia del passaggio del mito, forse hanno paura di essere talmente tanti che non basti aver creduto ma che ci voglia una prova tangibile di cosa li ha convinti a credere. Stavo per scrivere che al contrario a chi ha pochi ammiratori questo non accade, ma non è così, io stesso vorrei una traccia di chi mi lascia da conservare gelosamente. Quel che rimane a noi altri dunque è una traccia del passaggio, dovrebbe ricordarci perchè abbiamo creduto, perchè abbiamo sperato, ma in realtà ci ricorda solo che è passato e non perchè è passato, questo perchè probabilmente un disegno evidendente di ogni atto della nostra vita o della vita del mondo non esiste, dunque è giusto vivere e intendere la vita come una successione di grandi prove d'attore e non un percorso unico: non un unico spettacolo, ma un abbonamente a miliardi di spettacoli tutti bellissimi.
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LANGUAGE

13 Febbraio 2012
...La composizione non è sintesi senza linguaggio, poiché si compone scegliendo e padroneggiare un linguaggio significa scegliere. Il linguaggio è quella parte dell'architettura che si comprende più tardi ma che si possiede nella personalità, nelle scelte quotidiane, nei dettagli con cui un uomo si circonda, nei vestiti che si indossano; in effetti un linguaggio si indossa, perché rappresenta come vorremmo che ci vedesse il mondo, l'aderenza del tessuto sulla pelle è la nostra coerenza, la sua trasparenza misura forse l'enigma che nascondiamo suggerendone la soluzione.
A volte si confonde il linguaggio col talento, ma è il linguaggio l'origine del talento e il più delle volte dietro il talento c'è solo un linguaggio più chiaro degli altri.
Inoltre non è corretta la supposizione secondo la quale esistono tanti linguaggi quanti sono gli individui, esistono solo infiniti modi per identificare le consuete due opzioni date dal problema compositivo, la scelta costituisce l'adozione di un linguaggio che probabilmente è già stato tentato da chi ci ha preceduto, ma ciò non deve scoraggiare poiché si parte sempre da ciò che ci è stato lasciato...
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MY ITALY

Il 29 luglio scorso Renzo Piano ha disegnato la mappa del mediterraneo con un'Italia tratteggiata per Repubblica, lanciando un appello ai giovani italiani perchè ridisegnino un'Italia loro, più bella e linda che pria. Ho deciso di partecipare anche io elaborando un fotomontaggio di citazioni architettoniche eterogenee, non è detto che non decida di ritornare sul tema con qualcosa di più disegnato e complesso.
E qual è invece la vostra Italia?

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CONTEMPORARY

18 Febbraio 2012
...mentre l'aggettivo 'moderno' risulta splendidamente aderente al suo significato pur assecondando il passare del tempo, l'accezione 'contemporaneo' è odiosamente vuota di significato.
Se contemporaneo è l'oggetto che vive il suo tempo qual è il suo tempo? È misurabile? Se si quanto dura?
Se il tempo contemporaneo è il presente, la vita di un oggetto contemporaneo dura l'attimo della presa di coscienza dell'evento presente, dunque nell'attimo successivo muore o, meno crudelmente, termina la sua tensione temporale. Un oggetto progettato, costruito e nato dall'ispirazione verso il tempo presente si gioca tutto alla prima impressione, poichè la sua vita è troppo breve perché possa raccontare di più, al contrario l'oggetto di ispirazione 'moderna' vuole arrogantemente tendere al futuro, vuole trasformarsi, vuole estendere la sua tensione temporale più che può, fino ad un istante prima che l'elastico si strappi.
Oggi l'architettura cosiddetta 'contemporanea' ha sviluppato una tendenza assolutamente invasiva verso il linguaggio preesistente, ha dovuto ricorrere alla violenza bruta pur di rendere il più evidente possibile il suo breve passaggio, quasi emulando i più efferati delitti di sangue e l'interesse morboso che ne segue.
Ma il problema è che l'architettura non è un'arte declinabile esclusivamente al presente, è un'arte che non appartiene al tempo della sua nascita ma a quello a cui tende (che può anche essere il tempo in cui nasce), perchè il suo prodotto, l'edificio, per sua natura, per ovvie ragioni economiche e sociali, per il problema compositivo, è una presenza costruita per durare.
L'architettura 'contemporanea' non esiste e se esiste è un errore grammaticale...
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NEW DEAL

 

"Amo gli inizi. Gli inizi mi riempiono di meraviglia.

Io credo che sia l'inizio a garantire il proseguimento"

Louis Kahn

 

Cominciare o ricominciare è sempre una sfida esaltante, piena di dubbi ma anche ricca di energie fresche da incanalare nelle giuste direzioni.

Ho pensato che la cosa migliore fosse quella di (ri)cominciare da me stesso e da ciò che so fare meglio, perciò il primo passo che ho deciso di fare è stato quello di creare pernogp.com nel quale troverete la maggior parte dei miei lavori.

A questo sito accompagnerò un blog che rinasce per la terza volta ma ha già 13 anni poichè mi accompagna dai tempi del liceo come il mio soprannome Perno, domusaerea.

L'idea è quella di riuscire a fare "perno", ossia fare e condividere opinioni passando da un argomento ad un altro, comunicando attraverso la grafica manuale e digitale, cercando di essere più creativi e attivi possibile.
Considerando che chi ben comincia è a metà dell'opera, vi auguro buon proseguimento!

 


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